venerdì 28 dicembre 2012

e ci ripensi

...ti dispiace, ti dispiace da morire ogni cosa che vedi accadere intorno a te, e nonostante vuoi cercare di pensare positivo, pensare a speranze, le uniche cose che riescono a farti ridere sono parole in inglese.
Ti succede di tutto, da un lavoro che non ti rinnovano, da una signora che ti augura buon anno dicendoti "brutta cosa la solitudine" a una madre che ami e vedi perdere tutto intorno a lei, un fratello piccolo che vedi sempre lontano, una vita in questa città che ti fa sentire vuoto, perso, inutile.
Ti chiedi a cosa serva parlare, spiegare, cercare.
Ti rendi sempre più conto che non è questo il tuo posto, che qui non puoi viverla la tua cazzo di vita da solo e in libertà.
Ma io da solo non la vedo la mia vita, la voglio con lei, perchè è il centro di tutto.
La mia vita fuori da qui è con quei capelli rossi, dove cercherò rifugio nei miei momenti no, dove proverò felicità nei miei giorni più belli.
E mi chiedo sempre più i motivi che possano spingere a portare rancore verso di me, mi domando perché proprio io, perché chi amo non capisce cosa sto passando. Quelle persone dovrebbero darti una pacca sulla spalla e dire vai, contano ancora su di te in prima persona, convinti che un sabato da cameriere risolva tutto questo casino che c'è intorno.
Ma non è giusto questo cazzo, io non lo accetto più. 
Non posso.. non posso ora che vedo un pò di luce davanti a me.
No, mi rifiuto.
...io ti aspetterò all'infinito.. ti amo anche così.

S.

mercoledì 26 dicembre 2012

post Natale

Cosa mi è rimasto di questo Natale?

Sicuramente nessun chilo in più, l'odore della cucina, il riso nero e le corse con il carrello al market.
Due amici che si scambiano i regali, piccoli, ma che vengono dal cuore.
Ricorderò la felicità che mi ha aperto il cuore aprendo quel regalo, qualcuno mi vuole bene a questo mondo.
L'attesa della preparazione, la corsa per i negozi di questa città che mi appartiene poco ormai, ma che mi abbraccerà sempre e comunque.
Ricorderò che il Natale è per i sorrisi, che vuol dire sentire vicino le persone anche se l'ho passato da solo per molte ore.
Ricorderò anche che il Natale non è un giorno uguale agli altri perché anche per qualche minuto, un po' magico ci è stato.
Ricorderò i miei sbalzi d'umore e i miei pensieri, ma sopratutto i nuovi sorrisi, che mi fanno tanto bene.
Ricorderò di non averti dimenticato mai.
Saprò che ora il mio cuore è pieno di amore.
Ricorderò di aver sempre detto quello che penso senza la paura di essere giudicato.
Ricorderò di aver dormito con la luce accesa.
Ricorderò le luci e le idee, i dolci e non dolci.
Ricorderò per il resto della vita questo Natale perché dopotutto non è stato mediocre, ma uno dei migliori di sempre.

E tu sai a cosa mi riferisco, perciò grazie.

Stefano

martedì 25 dicembre 2012

a natale

...quindi alla fine il natale 2012 è arrivato quasi al termine. Mi verrebbe da dire "per fortuna" ma non penso sia la vera sensazione di tristezza degli altri anni.
Io questo Natale l'ho passato fondamentalmente e fisicamente, da solo. Cronologicamente parlando ho passato in compagnia le prime 2 ore della giornata, dopo di che ho dormito si e no 3 ore, il risveglio è stato con mia madre che vomitava, il pranzo era di speranza da mio padre che alla fine non mi ha invitato e il pomeriggio l'ho passato a dormire e ora a scrivere qui davanti al camino.
Ora io mi chiedo, cosa possa esserci di più triste di passare una giornata così, completamente da solo. 
Sono triste si, e sfiduciato. Mi dispiace essere ancora riuscito a far prendere il sopravvento a quel lato odioso che ho verso le feste.
Mi dispiace che la felicità di altro non riesca a farmi contento totalmente in questo giorno.
Mi dispiace stare da solo. Sono stufo.. parecchio.
Esco, vado a fare un giro.
Da solo.

S.

mercoledì 28 novembre 2012

il mare d'autunno

Questa sera avevo bisogno di aria, dopo l'ennesimo affronto, dopo le solite urla, dopo il solito sentirsi male.
Questa sera ho sentito il sangue nelle vene del collo scorrere veloce, sentivo un calore strano sul petto e sulle guance.
Amareggiato, perchè forse di tre o quattro persone che contano nella mia vita, solo una capisce davvero cosa ho, perchè ho questa faccia da una vita, perchè sono scontento e porto sul viso lo sconforto di un posto che non mi appartiene più.
Stufo di una vita di giudizi, stufo di persone che rinnegano il passato saccenti di una vita che hanno più nessun diritto di giudicare. No.

Si perchè a 29, con un futuro incerto, senza una famiglia propria, senza una base di lavoro, senza niente che possa farmi pensare di avere una vita ora e qui insieme con la donna che amo io posso permettermelo di essere scontento.
La cosa drammatica è che non è difficile da capire, se solo mi si guardasse davvero negli occhi, mettendo per cinque minuti da parte l'egoismo e la dittatura di una vita di "lo so io".
Ho il diritto di avere il muso perchè da tre anni continuo a prendere mazzate sul collo, da tre anni vado in giro con meno di cinque euro nel portafogli, da tre anni vedo diminuire il mio mazzo di chiavi, vedo sparire porte e portoni, vedo sparire gli anelli che riempio con portachiavi finti e porte usb.

Sono stufo, stanco di giudizi, vorrei io una pacca sulla spalla, vorrei un "grazie comunque" perchè se non tolgo la polvere magari il mondo non finisce.
Stufo di vedere lo schifo intorno a me, e passare io per lo sporco dietro a un vetro che nessuno vede più.

Qualche giorno fa ho pulito la finestra della mia stanza, i vetri sono tornati lucidi.. fuori ha cominciato a piovere.
Da qui me ne devo andare, e voglio farlo con lei.
Perchè lei è l'unica luce che splende oggi nella mia vita.
La speranza in un giorno pesante, il bacio nei giorni bui, il calore nelle sere di passeggiate solitarie.

Questa sera il mare era illuminato dalla luna piena, le onde sbattevano forte, mi venivano contro prepotenti come a dire "spostati da qui, vattene via!"
Lo farò.


S.

giovedì 18 ottobre 2012

sali minerali

Oggi mi sento stanco, più che fisicamente, mentalmente. La cosa che mi stanca di più è sapere tutto ciò che ho di bello intorno, tutte le meraviglie che ogni giorno mi regalano sorrisi e gioie, ed è proprio questo non riuscire ad afferrarle e portarle con me per sempre che in alcuni giorni mi demoralizza. E' come allungare la mano, toccare quello che hai davanti e vederlo sfuggire dalla punta delle dita, sentire il profumo, il colore, ciò che ti lascia in bocca e poi vederlo girare per un attimo di lontananza.
Mi rendo conto di quanto i miei limiti mentali e fisici oggi siano grandi, mi rendo conto delle mie insicurezze forse a volte infondate.
Vorrei regalare sorrisi e passare notti belle, invece mi sveglio così, un pò scontento un pò insicuro, passando notti sul telefono a sfogliare stelle e pagine web.

Vorrei quel qualcosa che torni a darmi sicurezza. Vorrei essere il centro, il punto fermo, e oggi lo sono.
Vorrei sentirmelo però.. vorrei un pò di te oggi. Vorrei non dover essere nascosto. Ti vorrei qui, ora e dopo, a dirmi "sai che cavolo mi è successo, ora come facciamo?".
E mi manchi cazzo, mi manchi da morire... mi sento male all'idea di questa sensazione che mi ha distrutto l'estate.
Cercami, ti prego. Io sono qui per te... dammi la mano, fidati, e facciamo le cose insieme, io e te, una per volta per tutte, ma aiutandoci. Aiutami.
E' dura.

Ma io ci credo sempre.

S.

giovedì 11 ottobre 2012

auff

Ottobre è il mese più strano dell'anno, penso questo da molti ormai. E' quel periodo in cui non sai davvero cosa succede, cosa porterà il freddo e sopratutto hai visto passare le calde giornate velocemente che non ricordi più niente.
Beh ecco, io forse questa estate la ricorderò per sempre, per l'intensità, la difficoltà e tutto quello che mi è capitato. Sono stati mesi difficili, con la testa nel pallone più totale e con una sola idea sicura.
Si passava dalla felicità alla tristezza più assoluta, alla solitudine e al sentirsi perso totalmente nel vuoto. Mi sono sentito solo come non mai in tanti giorni. Ho capito cosa vuol dire essere disperato nel vero senso della parola, sopratutto quando ti accasci solo su un divano con gli occhi persi nel vuoto senza sapere come rialzarti.

Ho provato la gelosia. Ho provato la violenza.
Ho provato il vuoto più totale, quello che va oltre il bianco, o il nero. Ho provato cosa vuol dire essere sordo. E cieco. Muto.
Ma in tutto questo disastro, mi sento in dovere di dirvi che la speranza c'è, che se volete la forza è dentro di voi, pur con un fegato di scorta, potete trovarla.
E così io ho scoperto dietro un sorriso e morbidi capelli boccolosi, che la vita rinasce, che dalla pietra viene sempre fuori un germoglio, che quando alzi il volume della musica girando quella rotella una nuova melodia torna a suonare.
Più forte di prima.
Più bella.

Più pulita.
Più.
E stasera, nonostante sento il suo odore ovunque, mi manca.
E io, col mio fegato nuovo, non posso farci niente.
Semaforo rosso.


S.

mercoledì 26 settembre 2012

mi guarda come un girasole


“[…] Anche la sua assenza è una cosa che sta con me.
E l’amo tanto che non so come desiderarla.
Se non la vedo, la immagino e sono forte come gli alberi alti.
Ma se la vedo tremo, non so che ne è di ciò che sento nella sua assenza.
In tutto me stesso ogni forma mi abbandona.
Tutta la realtà mi guarda come un girasole con il suo viso nel mezzo.”


[Poemi di Alberto Caeiro, Fernando Pessoa.]

martedì 25 settembre 2012

sangue del mio sangue



Ora so perché mi blocco 
in questo amplesso funesto 
perché quando ti tocco 
sembra quasi che sia incesto 

mani senza l'istinto 
di possedere il tuo corpo 
io ti ammiro come un dipinto 
davanti al quale sono assorto 

perché sei sangue del mio sangue 
carne della mia carne.

lunedì 24 settembre 2012

e vai avanti contento, anche se...

Penso che l'amore sia una cosa enorme, ma nella vita bisogna circondarsi di tutto un pò, e penso che a volte non basta.
E questo mi è capitato recuperando, a testa bassa e chiedendo scusa, tutte le mie amicizie di un tempo. Quelle persone che nel bene e nel male mi sono state vicine anche da lontano, anche in silenzio, in quel tacito pensarsi sempre e comunque.
E questo mi fa felice, mi rende consapevole che ho fatto la scelta giusta, la scelta di riprendere la mia vita, rispettando in totale sincerità chi avevo al mio fianco, e soprattutto me stesso.
Questo vortice di giornate impossibili ha trascinato dentro anche persone che sono sempre state al mio fianco, persone a cui voglio bene e che ogni giorno mi mancano.
Perchè schierarsi da un lato fa parte della storia dell'uomo.
Ma io non sono arrabbiato con loro, so solo che mi mancano, mi manca un "ciao come stai" o una passeggiata di sera.
Mi manca sapere che combinano, dove stanno, come stanno i loro cuori e come procede il lavoro.
Mi manca quella chiacchierata di sera a parlare di calcio, mi mancano le luci di uno scompartimento, la pizza di casa, la televisione insieme a vedere niente.
Vorrei chiedervi mille cose, vorrei farvi partecipi della mia di vita, di quello che mi succede, delle mie gioie.
Vorrei farlo senza essere giudicato.
Ma forse avete paura anche un pò voi, che i giudizi di voler sapere come va, possano far rimanere male qualcuno.
Mi dispiace, sapere, che lasciando una parte del mio cuore, con lui si è allontanata anche quella parte che la colorava tutti i giorni, in tutti questi anni, in tutti quei momenti.

Peccato. Ma io sono qui, vi aspetto, perchè alla fine siete sempre nel mio cuore.

S.

poesia del lunedì


"E allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto."

[Pablo Neruda]


domenica 23 settembre 2012

...corri un rischio


"Le persone si dicono: “Mi piaci”.
Perché non si dicono: “Ti amo”?
Perchè l’amore è impegno, coinvolgimento, rischio, responsabilità. 
L’attrazione è solo momentanea: oggi puoi piacermi, dimani no; non c’è rischio in questo. 
Quando dici ad un persona: “Ti amo”, corri un rischio. 
Stai affermando: “Ti amo: continuerò ad amarti, ti amerò anche domani. 
Puoi dipendere da me, è una promessa”."

Osho

venerdì 21 settembre 2012

quella sensazione


"Conosci quella sensazione? 
Quando stai solo aspettando di tornare a casa, in camera tua, chiudere la porta, buttarti sul letto. 
Soltanto lasciare fuori tutto quello che hai tenuto per tutto il giorno. Quella sensazione di disperazione. Sei stanco. Stanco di tutto, stanco di niente. 
Vuoi solo qualcuno che stia lì e che ti dica che va bene. Ma non ci sarà nessuno. 
Lo sai che devi essere forte per te stesso, perché nessuno può aggiustarti.
Ma sei stanco, stanco di essere forte. 

Per una volta vuoi solo che sia facile. Che sia semplice.
Essere aiutato. Essere salvato. Ma sai che non succederà. 

Ma stai ancora aspettando, ancora desiderando. 
E stai tenendo duro, e stai combattendo con le lacrime negli occhi. 

Si, stai combattendo."

e da terra, da lì m’alzerò …

Quando vedo questa foto di Parigi penso sempre a cosa succede dentro la casa che copre quel tetto. Ricordo bene i profumi di quelle vie, il calore degli artisti di strada, le musice de La Vie En Rose che risuonavano nelle orecchie anche quando non le sentivi.
La cosa più affascinante fu fermarsi davanti ad un piccolo negozio che vendeva Carillon, che girando a mano suonavano musiche parigine tanto da far fermare il tempo. Mangiavo baguette e correvo dietro a tanti piccioni. I sorridi dei turisti, gli sguardi dei mimi e i camerieri che ti invitavano ad entrare nei loro posti.

Salite e discese infinite che portavano a spettacolari viste sulla Tour Eiffel. 
Ecco oggi vorrei tanto farmelo un giro su quelle strade, mettere le cuffie all'orecchio con Jeff che mi canta qualcosa, sedermi su un prato e chiudere gli occhi. Io e Stefano, e tanta voglia di star bene.
Mi manca troppo quella spensieratezza.


S.

giovedì 20 settembre 2012

I giochi di equilibrio


"I giochi di equilibrio sono i più difficili, e gli unici che vale la pena di imparare.
L’equilibrio tra il vicino e il lontano, tra il sempre e il mai, tra il poco e il troppo poco.

Così, mentre me ne torno a casa stanco e felice e in preda a uno struggimento infinito, penso alla difficoltà di scegliere la strada giusta, che a guardarle, tutte le deviazioni, c’è da diventare matti.

Essere troppo presenti, esserlo troppo poco.
Girare un foglio e vedere come va (non è mai morto nessuno, e se fosse proprio questa la prima volta?) oppure tenersi un po’ qua e un po’ là, e fare continui rimandi.
Scegliere la strada che ci sembra giusta e portarci dietro tutti i bagagli – che son pesanti – oppure fare brevi gitarelle nei dintorni delle cime, ma tornare, malinconicamente, in pianura, ogni sera.

È che vorrei dirti – e vorrei sentirmi dire – che tra poco sarà tutto a posto, e tutto facile.
E invece ci vorrà tempo, e pazienza e fede.
E coraggio.
E nessuno di noi due può aiutare l’altro a fare il suo pezzo, e io mi sento male, per questo, almeno un po’, a pensarci.
E non c’è nessuna sicurezza su quello che ci sarà domani, e oltre; perché noi ci diciamo delle cose, e ce ne promettiamo (poche, per fortuna poche) altre, ma la verità è che non sono promesse, ma solo speranze; ma sono le nostre, e le stringiamo forte.

E io qui, nel buio (com’è buio, che sta arrivando davvero l’autunno) penso che vorrei fare un salto nel nostro futuro a vedere come sarà.

Ma poi penso anche che non voglio saperlo, che non si sa mai che sia troppo diverso da quello che desidero, e poi mi tolga la voglia di mettermi a viverlo.

Ma desidero forte desideri grandi, Tu.
Spero che siano gli stessi tuoi, ecco.
Questo, questo sì."

[Il treno delle 19 e 20 - Lacasadelsole]

venerdì 31 agosto 2012

guarda come dondolo

Dondolo è la parola di oggi.
Passi una serata tra amici, cucini, tagli cipolle, pomodori e zucchine, prepari la pasta, cuoci la carne, canti e ascolti qualche canzone inventata con le chitarre e una voce totalmente impazzita.
Vedi il fuoco della brace che scoppietta al vento, lo guardi con ammirazione tanto che vorresti ballare con lui. Bevi, bevi tanto vino, e brindi, brindi a chi è come te, pazzo e coraggioso in questa vita che spesso ti ha limitato. E li capisci che tutte le paure erano infondate e poi ti accorgi di quanto sei potente.
La vita è dura, ricominciare è roba per pochi, ma se lo fai, allora si che poi puoi tornare a sorridere.
Ti giri e vedi occhi che brillano, e li capisci tutto. Tutto il senso di quello che dovevi fare è li, in quella piccola luce bianca che ti apre in due e ti va alzare da terra.
Poi tiri su le lenzuola, e dormi, e non ti aspetti che qualcuno venga a cercarti così. La mattina ti portano il caffè, ti lasciano un biglietto e ti fai una doccia.
E il profumo ti rimane nel naso, come l'odore di quella pelle che hai addosso, che hai avuto tra le mani e sul collo.

E li hai tutto, l'essenza della vita.

S.

domenica 26 agosto 2012

Ciro

In questi giorni nella capitale, sto cercando di staccare la spina e recuperare il vecchio me, riprendere il giusto ritmo del repiro, e ricominciare a vivere la mia vita in maniera regolare. A casa mi aspettano tanti cambiamenti...
Ma la cosa forse più strana e che mi ha dato tanto è l'incontro con Ciro, un uomo piccolo di statura, un uomo con i mano una penna e un diario. Ciro è uno di quelli che è rimasto scottato dalla vita, uno di quelli che per una scopata d'amore è rimasto fregato, da una malattia che tutti forse conosciamo poco.
L'AIDS.
Ma Ciro viene da me cantandomi Vola Vola, senza sapere che sono di Pescara e quindi Abruzzese. Ciro mi guarda e mi da la mano, mi canta canzoni, mi parla di Gaber e De Andrè, e mi fa indovinare che ha i 51 anni meglio portati di tutta la storia.
Ciro è scottato dalla vita, si vede. E' arrabbiato.
Ciro però è uno di quelli che ce l'ha fatta, che l'AIDS in 21 anni l'ha mandato a fanculo.

Oggi Ciro vive in una casa famiglia, e non è solo.
Ciro è uno tosto e da lui si deve imparare.
Ciro parla di aquile, di confine tra mare e cielo, di burrasche, mi canta "a che bello cafè" e poi facciamo a braccio di ferro.
Ciro è uno che mi ha guardato negli occhi oggi, uno che mi ha lasciato il segno.
Ciro oggi mi ha fatto crescere, e una mia dedica su quel diario se l'è meritata tutta.
E alla fine ha cantato "we are the champion".
Ciro ti devo ringraziare, perchè mi hai dato l'ennesima speranza che in questa cazzo di vita, anche malconci, si può fare tanto.

Ciao Ciro... mi hai fatto piangere.
"Molti mari e fiumi attraverserò..."

S.

martedì 7 agosto 2012

spaccata da un milione di glubuli rossi

...solo, esci di casa, con mille pensieri in testa e mille idee su come risolvere le cose, su come cominciare a ricominciare. Sei incazzato, perchè fai il possibile, e il possibile poi non basta. Sei stupido perchè quello che hai è nelle tue mani e solo tu puoi allungare le dita e prendertelo. Ti senti idiota, perchè lo stomaco ti si spacca in mille pezzi, perchè sei uno stronzo e sai che la colpa è tua. Tua si, perchè non fai niente, ti lamenti e basta.
Poi ti fermi, in silenzio, e ti guardi intorno e non c'è niente, un film muto che scorre. 

E li ti senti fottutamente "uno", nonostante provi ad ascoltare canzoni cretine, prendi in mano la macchina fotografica, la serranda della finestra è aperta, non basta.
Sei solo. Anche se il pensiero c'è, in quel momento sei davvero solo con tutta l'anima che è in tumulto dentro le tue viscere. 

E non sai che fare, non sai dove andare e come poterti sentire meglio. Non ce la fai, ti guardi allo specchio due minuti e poi scappi via, sentendo la puzza di sporco sotto gli occhi.
Leggi una poesia, e ti viene da piangere. 

Vedi una foto e ti viene il magone. 
Pensi a una strada e ti viene la malinconia.
Ascolti un suono dal telefono e ti viene il batticuore.
Ma dopo cinque minuti torni solo. 
Perchè forse oggi solo ci sei per davvero, fisicamente, seduto su quello sgabello, davanti a qualche sguardo felice che danza su una spiaggia di notte. Abiti bianchi, colorati e sabbia sotto i piedi.
Oggi va così... e non ne posso più.
Non posso. Un medico mi ha diagnosticato una spaccata da un milione di glubuli rossi.


S.

mercoledì 25 luglio 2012

quel concetto fatale

"Non avrei voluto mettere la mia bocca sul suo fiato: la mia bocca non avrebbe capito nulla di quello che esalava dalla sua, avrebbe solo succhiato alla cieca, da ladra spudorata di aria del suo respiro."


[Erri De Luca - Tu, mio.]

giovedì 19 luglio 2012

soffi di vita

Inizia tutto quando ti versi un bicchiere di coca cola, mentre vedi quel liquido marrone goccioloso scendere giù ti accorgi all'improvviso dello scoppiettare delle gocce di gas che ti arrivano all'orecchio e fanno fermare tutto. Ti fermi ad osservare quello che hai intorno, da un pezzo di pizza morso sulla punta, al tovagliolo arrotolato sul cartone, la bottiglia di acqua e il telecomando dell'aria condizionata. Giri la testa e vedi lo stereo suonare i Coldplay, e la canzone ovviamente non è a caso, "speed of sound". Davanti a te c'è una sedia vuota, e un computer acceso che ti aspetta a breve per tornare a lavoro. A sinistra vedi gli strumenti di lavoro, da macchine fotografiche a faretti, e poi uno specchio in cui ti vedi riflesso. E la vergogna mi porta a girarmi subito e a tornare a scrivere, senza un motivo valido. Sorseggi ancora un pò di coca cola e pensi a cosa accadrà tra qualche tempo, pensi che quella coca cola come altre cose finisce sempre troppo presto. Fa male, ma è facile da digerire, e questa potrebbe essere la metafora e l'essenza della mia vita negli ultimi tempi. Lo stereo intanto suona ancora, questa volta tocca a "Viva La Vida" .
Ti alzi piedi, aumenti il volume e fai qualche salto di danza, da solo, con gli occhi chiusi e sorridi. Tutto così rapido che torni a sederti, ti lavi le mani e poi decidi di buttare giù l'ultimo sorso di coca cola. Apri la bocca e lo lasci li per un pò, a sentire le gocce giocare a solleticarti la bocca, la lingua e i denti. Senti tutte le bolle che scoppiano come in una primavera di fiori, e alla fine fai scivolare tutto giù. 
Questi sono i soffi di vita, questi sono i momenti in cui sei solo e da solo fai i conti con tutto ciò che hai intorno, tutto quello che vuoi e tutto quello che la vita ti ha regalato.
E aspetti che arrivi, con un trepidare più forte di un bambino che aspetta di aprire i regali di natale.
E poi "Fix You" cantata da un Chris Martin da brivido...


"Le luci ti guideranno a casa 
e accenderanno le tue ossa 
ed io proverò a stabilirti" 



S.

lunedì 16 luglio 2012

lo capisci

Perchè alla fine lo capisci che le cose vanno così. Puoi incazzarti, provarci e pensare di stare calmo e tranquillo anche quando hai il sangue che nelle vene va in ebollizione. Bolle e bolle di rosso fuoco che non ti fanno dormire nemmeno 5 minuti la notte. Schizzi di rosso sul muro, sugli occhi e sulle mani.
Sempre rosso. Rosso. 

Oh che colore il rosso. Scalpiti, pensi di avere ragione, cerchi risposte subito ed immediate tanto da pensare quasi follemente che hai ragione.
O no?
Ma poi capisci che devi riprendere il controllo, devi far qualcosa e ricominciare, riprendere contatto, riprendere fiato e tornare ad osservare come solo tu sai fare. Torni in sella pedali, prendi aria e chiudi gli occhi e aspetti.
Un soffio di vento, un cercare per strada ed ecco li la risposta bella e pronta.
La afferri, la controlli, la riprendi e poi vai via. 

Bastava così poco...




S.

mercoledì 11 luglio 2012

la riconsegna

E così se ne va un altro pezzo di vita, altri anni, altri tempi in cui hai creduto fortmente. Torni in quel posto vuoto, per l'ultima volta, e ti guardi intorno e inizi a vedere i fantasmi di tutte le persone che sono state li, tra quei tavoli di legno e su quelle mattonelle di cotto che oggi sembrano ancora più morte. Guardi un mobile che prima copriva una parete, vedi una cucina vuota e piena di pezzi di ferro e pentole buttate a terra. Vedi il manico di una pentola, bicchieri di birra impolverati, una spina ormai vuota da troppo tempo. E ripensi, con quel mazzo di chiavi a ciò che hai fatto e ciò che non hai fatto. Le chiavi le stringo forti in mano che mi lasciano il segno, mentre un tizio qualsiasi scrive su un foglio a righe di te, di quel tempo e di quelle mura. E ti senti derubato, svuotato, spaccato a metà da una penna nera a sfera, che va via veloce.
Passo ancora le dita sul ferro delle chiavi, su quei denti che aprivano il weekend delle serate d'inverno, e so che sto per abbassare per l'ultima volta questo pezzo di vita, ancora una volta io, da solo a chiudere e affrontare questa prova.
Mi giro e riconsegno il mazzo. Il maltolto. Ciao.
Mi rimetto in sella, mi alzo sulle gambe e riparto.
E oggi mi sento meno solo, mi sento dare forza, la forza che arriva da dove meno mi sarei aspettato tempo fa. Ed è bellissimo.
E mi sento meno fallito. Fallito. Fallito. Fallito. Fallito.
Basta basta..
Perchè le cose vanno come devono, e io oggi rimetto le mie cuffie e riparto, pedalando ancora e ancora. 


"Le carezze sui graffi si sentono di più."




S.

martedì 3 luglio 2012

a te

Eccomi qui, a tornare a parlare di te e di quanto ogni giorno senta la tua mancanza.
Sono ormai passati otto anni da quando hai pensato che era meglio prendere la tua strada e ci hai salutato tutti un pò così, senza preavviso e senza spiegazioni.
Il mio tono è stato per anni un pò severo, non ho accettato questa tua decisione perchè ti ho pensato un pò egoista, che forse avevo bisogno ancora di te e che dovevi esserci qui con me. Allora ho pensato che forse dovevo farmi meno male cercando di non pensarci, cercandoti di meno e evitando le realtà.
Poi però ho capito che non vanno così le cose, che l'egoista ero io che ti volevo ancora qui, che ero io quello che doveva prendere la strada giusta e cominciare il percorso.
L'ho capito tardi, ma meglio che mai no?
Siamo stati così bene insieme, e questa foto in cui mi sorridi come solo tu sapevi fare me lo fa capire bene. Scendono sempre lacrime a scrivere di te, perchè ci sono sempre tanti rimpianti dentro, di mille cose che vorrei dirti e mille che vorrei raccontarti.
Ma oggi so che i tuoi occhi sono dietro di me, li sento, li sento più che mai ed è bellissimo quando ti chiamo e mi appari così, con un battito di ali di farfalla o una coccinella che si posa sui miei occhiali.
Io lo so che ci sei, mi chiedo ancora dove, ma lo scoprirò presto.

E ti dico grazie, perchè te lo meriti.


Ti penso.
Nonna Lilly.


S.

mercoledì 27 giugno 2012

tatto a contatto

Ci sono dei momenti che ti cambiano la vita, come ci sono incontri, eventi e situazioni che sono capaci della stessa azione. 
Io però sono sempre stato scettico su teorie cosmiche su universi paralleli, aldilà e aldiquà, perchè alla fine sono uno di quello che si fa mille domande e che finchè le cose non le vede con gli occhi sbarrati non crede. Non credo. Poi però ti capitano cose strane, leggi un libro che ti fa alzare la pelle, e sudi, sudi così tanto che quando lo chiudi smetti di gocciolare. Ovviamente è il caldo estivo, ovviamente è l'umidità. Riapri il libro, leggi qualche riga e sudi ancora, e questa volta fa fresco, tira aria sul tuo viso, il sole è coperto e la strada è vuota. Chiudi gli occhi, ci pensi su e leggi ancora. Teorie sulla meditazione, sul silenzio e sulla vita. Io che non ci ho mai creduto, io che non ho mai minimamente pensato che chiudere gli occhi e sentirsi un calore nel petto potesse dare pace e armonia in un attimo.
Poi apro gli occhi e vedo una coccinella gialla, viva, che si muove e vola via, quasi salutando. Poi un albero. Poi il sole. Poi una farfalla. 

E' la natura che ho chiamato forse, e lei mi ha risposto, si è manifestata così.
E la paura è talmente tanta che piango, piango perchè la prima cosa che ho pensato è stata quella persona che tanto mi manca, che tanto vorrei guardare ancora negli occhi.

E da giorni mi sento osservato, quasi protetto. Quasi vuoto.
Ed è una sensazione grandiosa...
Adrò a fondo, sento che è la strada giusta. 


"la respirazione caotica serve a distruggere ogni schema esistenziale passato...
tu non sei corpo e mente; sei entrambe le cose nello stesso tempo." 
[Osho]


S.

lunedì 11 giugno 2012

marmellata 10.28

Stamattina finito di far colazione guardando il cucchiaino sul tavolo notavo resti di marmellata sia all'interno del ferro grigio e rigato che sul tavolo su cui era poggiato.
La prima cosa che ho fatto è stata quella di pulire con un tovagliolo lo sporco, e fin qui sembra una pubblicità di prodotti per la casa vero?
Beh no, la mia testa bacata invece mi ha fatto pensare a quella categoria di persone Marmellata 10.28, quelle persone che nonostante tutto ti rimangono attaccate addosso sempre.
Quelle persone che stanno bene con tutto, che tu le metta sul pane, sul burro, su un toast o dentro biscotti. Ovunque, che siano rosse, nere, arancioni o bianche.
Oddio, forse bianche no.
Il punto è quello, nonostante tu ci provi, alla fine sono li, che rimangono dentro, su una base di ferro o dentro lo stomaco, quelle granelle di zucchero ce le hai sempre, e non si staccano più. 
E come la sensazione di non poterne fare a meno, le mangi, le pulisci, ma poi ne vuoi ancora, ancora e ancora.
Si perchè vedete, per quanto tu voglia pulire, alla fine, su quel tavolo quando ci poggi il braccio lo senti ancora qualcosa di appiccicoso, qualcosa che quando alzi il gomito ti porta con lo sguardo a vedere cosa è. Magari ti incazzi, dici: "ancora non se ne va?!". 
Ma il braccio poi, dove lo tornate a poggiare voi?
Questa è marmellata 10.28 che poi ora potrebbe essere 10.38 perchè dieci minuti son passati e anche la curiosità vostra di sapere perchè quei numeri è saziata.
Ma non quella di mangiarne ancora...


S.

mercoledì 6 giugno 2012

tratti di vita


"E stai pur certa che ci sarò
in ogni respiro fuori tempo
in ogni angolo rubato al mondo
in tutte le pagine della memoria e 
in tutti i giorni che verranno da ora
nelle carte stracciate di ogni Natale
nelle notti a fare gara con il sonno
nelle mattine da far colazione con il sole 
e nei pomeriggi di pioggia
sotto le coperte calde
nei tuoi abbracci semplici
nei nostri balli improvvisati
nelle colline in attesa della stagione
e nelle pagine dei tuoi momenti migliori
perché sei preziosa
e mi piacerà innamorarmi ancora
mille volte, di te."


[Silvia Giulia Mendola]

lunedì 4 giugno 2012

corri ragazzo corri

Ieri sera passeggiando per la riviera mi sono imbattuto in uno di quegli episodi che ti fanno pensare per giorni interi.
Un ragazzo in carrozzella. Banale no?
No.
Ecco ieri mi sono reso conto di quanto siamo deboli a volte, di quanto ci lasciamo scappare le cose belle della vita, di quanto non ci accontentiamo mai, di niente, di quanto non apprezziamo più quello che il cammino ci regala.
Ma io ieri ho avuto la fortuna di incontrare due occhi lucidi e luminosi, che guardavano una ragazza, una amica, un amico. 
Una stretta di mano talmente forte da sentirmi una formica in mezzo a una grande metropoli, una potenza tremenda.
E li ti rendi conto di quanto la vita sia così grande. 
Il suo saluto è stato questo:
"oggi ero triste, ma il destino ci ha fatto incontrare e ora sono felicissimo!"
Ecco lui era felice, è bastato un bacio, una parola e una chiacchiera ed è andato via così, lasciandoci tutti a bocca aperta.
Aveva le mani nere, sporche delle ruote di quella sedia, ma era un nero così colorato che quasi faceva spavento.
E andando via io ho visto quel ragazzo correre, volava tra la gente con le mani in alto in segno di vittoria, e urlava, urlava un grazie che ha spaccato il mare in due e ha mosso la luna che era in cielo.
E gli occhi erano lucidi, ma questa volta i miei.
Cazzo se non abbiamo capito niente di questa vita.
Niente.
Corri ragazzo, corri anche per noi, che ne abbiamo bisogno.


S.

venerdì 1 giugno 2012

brucia brucia

La mia giornata è cominciata ascoltando tango in harlem, touch and go. 
Crostata, caffè, oroscopo, pipì e mail.
Beh che sono uno istintivo lo si sapeva già, no? Quindi nel tempo di ripresa mattutina mi imbatto nelle mie letture, e oggi tocca a quel maledetto di Bukowski, uno bello cazzuto, uno tosto, uno di quelli che beveva maledettamente la vita, e forse lui rappresenta il me di oggi. Il nuovo me. 
Io sono per quelli che "gridano quando bruciano" non per i tristi malinconici e silenziosi afflitti nell'accettare la loro noiosa vita. Si sono uno di quelli che quando ti guarda negli occhi ti vede l'anima, te la scruta, te la tocca, graffia e poi la lecca per far bruciare meno la ferita. Sono uno di quelli che vuole bruciare all'inferno, vuole urlare, correre e spaccarsi il cuore in due. Voglio morire ridendo senza avere paura di ciò che non ho fatto, senza spiegarmi perchè sarebbe stato sbagliato.
Si forse sono un animale allo stato puro, un affamato di emozioni e di occhi lucidi. Occhi curiosi, che si chiedo "perchè io, perchè me". Voglio fare qualcosa che faccia paura alla gente comune, perchè la gente comune con me ormai ci sta male, non accetta i miei silenziosi sguardi. Ma non chiedetevi il perchè. Poi ne avrete ancora più paura. Non sono più per i compromessi ne per il quieto vivere. Sono per il "che cazzo di casino, ma che botta di vita!".
Quindi?
Fanculo, forse devo ancora cambiare qualcosa di me.
Ma almeno ci sto pensando...


S.

martedì 22 maggio 2012

conquisterò il mondo con un paio di converse

Qualche giorno fa così per caso mi sono trovato davanti agli occhi un paio di converse, nuove, comprate anni fa. 
La prima cosa che mi è venuta in mente sono state le parole di qualcuno che diceva che quelle scarpe danno senso di libertà, nessun dovere, di spensieratezza, viaggi e vita senza regole.
E' vero e con loro sono andato da solo alla prima esposizione di una mia foto in vita mia.
Appoggiato a un muro di questo locale antico, con i piedi contro la parete, ho pensato che magari potevo rovinare quella parte di pietra, che magari cadeva tutto giù e che per colpa mia e delle mie converso, potevo rovinare un pezzo di storia.
Poi invece mi sono detto che con quelle converse forse potevo fare la differenza. 
E che quel posto rappresentava la vita che sognavo da bambino. Immagini, colori, musica, gente e creativi.
Coraggio e determinazione. 
La giornata è passata in fretta, e sono tornato a casa.
I piedi mi facevano male, erano rossi e gonfi, colpa di quelle converse forse ancora non adatte alle mie estremità.
Ma avrebbe avuto senso fare qualcosa senza soffrirne un po', senza difficoltà, senza poi portare cicatrici o segni dietro?
Credo di no, quindi, per un pomeriggio anche quelle scarpe mi hanno insegnato che nella vita, se vogliamo qualcosa, dobbiamo sudarcelo, passando anche per tanti dolori, ma con coraggio i sorrisi alla fine arriveranno.
Perchè se ci credi davvero, se sei determinato, e sei uno con le palle, le cose le affronti, anche se all'inizio fanno paura e tanto male.
E oggi, le converse, le rimetto di nuovo.

S.

martedì 8 maggio 2012

pane e merda

tema del giorno?
l'emigrazione.
tema del giorno?
cazzari.
tema del giorno?
non criticate.
tema del giorno?
ora parlo io.
allora, una cosa che mi chiedo da molto tempo ormai è come mai tutti gli italiani sono bravissimi a lamentarsi della situazione attuale, a scendere in piazza per cazzate, ma per quanto riguarda il loro futuro, sono tutti seduti su una comoda poltroncina chiamata "lasciamociandare" e non fanno niente.
ci lamentiamo dei politici ladroni, ma non andiamo a votare, cosa che gente in passato ha conquistato con sommosse popolari. ci lamentiamo dei debiti, ma tutti li paghiamo alla fine. ci lamentiamo che i politici vanno a puttane, ma noi lo facciamo dietro la stazione tutte le notti. ci lamentiamo del caro benzina, ma non facciamo mai una settimana a piedi (che fa anche bene alla salute). 
potrei continuare per ore e ore, ma non ne ho voglia.
ora, la cosa che mi fa più incazzare però sono quelle persone che decidono di andare fuori da questo paese(premetto che rispetto le loro scelte) ma poi ci guardano dall'alto dei loro altarini perchè magari una botta di culo gli ha migliorato la vita.
ricordiamo che qui in Italia se siamo a questo punto, la colpa è nostra, solo ed esclusivamente nostra. 
nostra che non abbiamo mai deciso di rompere le righe e prenderci quello che vogliamo.
nostra che parliamo, scappiamo fuori con la scusa che in Italia non ci danno le possibilità per dimostrare quello che possiamo valere. no! 
se volete dimostrare qualcosa prendetevelo. conquistatelo. lottate. 
150 anni fa gente di 18 anni moriva in prima linea per darci oggi il futuro, per darci qualcosa.
e oggi voi disprezzate e date della puttana a questa repubblica, che tutti voi però vi siete scopati finchè vi è andata bene e non avete avuto problemi.
ora che la bottega ha chiuso però tutti criticano, vanno via, si lamentano e la puttana va a rotoli.
io però ci credo, sono sicuro che questo vecchio stivale è ammaccato, ma non distrutto.
e le persone come me, che ci credono, tra qualche tempo torneranno a ridere. perchè credono.
perchè abbiamo mangiato pane e merda, e ci è anche piaciuto.
sappiamo cosa sono i sacrifici.
se non ci proviamo, non cambierà mai un cazzo.


S.



sabato 5 maggio 2012

scontento

scontento. 
ci sono giorni in cui appena apro gli occhi inizio a chiedermi cosa manca in quel quadrato di lenzuola, cuscini e ferro. 
vorresti qualcosa?
vorrei ma non posso...
cioè penso che mi piacerebbe...
ecco non so nemmeno che cazzo scrivere. da dove cominciare. 
qualche giorno fa mi hanno detto che devo scrivere, che devo migliorare la tecnica, che dovrei buttarmi su questa cosa. io non so nemmeno da dove iniziare a spiegare che cazzo mi sento stamattina, perchè mi girano e sono scontento. figuriamoci se sono bravo a inventare storie, parlare d'amore oppure descrivere situazioni stravaganti. si io parlo di me, di quanto sia di merda la mia vita negli ultimi 3 anni e di quanto non ne posso più.
si perchè mi riesce bene raccontare i miei problemi, mi viene così naturale da sconvolgere le persone, da farle rimanere ad occhi sbarrati. tanto che la mia naturalezza a volte le fa scappare le persone, le fa tornare sempre qualche passo indietro. 
ma che cazzo avete paura?? ma è tanto difficile viverla questa vita di merda, questi giorni in cui non sappiamo manco che faremo tra un anno perchè tutto e tutti ci stanno rubando il futuro? non è possibile più farsi problemi per quello che ci piace e ci fa stare bene! quando troviamo un angolino di speranza, di felicità porca puttana io me lo tengo stretto, non lo faccio vedere a nessuno e me lo consumo piano piano. non ho più la fottuta voglia di darmi spiegazioni, non ho più la forza di parlare e nemmeno di arrabbiarmi. non ho voglia di nascondermi dietro muri e campane di vetro, non ho il desiderio di fare il morto che cammina. 
ce ne sono già troppi, che nemmeno si accorgono di quello che si stanno perdendo.
basta basta basta! 
e poi guardate.. va beh! niente! 
me la tengo per me...
oggi sono così scontento che nemmeno la cavalleria rusticana mi fa riprendere fiato. 
e vaffanculo!
scusate.


S.

sabato 28 aprile 2012

apprezzate

questa è la parola del giorno. spesso mi sembra una cosa impossibile da vedere negli occhi delle persone, nelle persone che non sanno mai dire "ok, basta così, grazie". mi sembra una parola infinita. un termine senza mezzi termini. 
ho la consapevolezza che nella mia vita non basta mai quello che fai, dove arrivi o quello che pensi.
ci sarà sempre chi è bravo a puntare il dito, chi fermo in poltrona ti giudicherà o spererà che tu sia il nuovo messia che salverà il mondo. ma non è così. per lo meno non credo funzioni così. io dico di no, dico basta, dico stop. perchè non so più che fare e dove andare, chi aspettare, chi accettare, chi e chi.
chi?
allora decido che forse, devo iniziare io ad apprezzare davvero quello che la vita mi offre, da un messaggio la mattina, a una carezza, a un sorriso, al mio cane che mi scodinzola intorno.
perchè ogni giorno bisogna aprire gli occhi, crederci e non sperare sempre che le cose ti cadano dal cielo in testa e tutto si risolva. 
bisogna essere umili, ma non umili di parole, umili di testa.
io oggi apprezzo.
perchè sono stufo, almeno per queste 24 ore, della gente negativa e che troppo parla.
apprezzo, perchè apprezzare regala sempre un sorriso.


S.

sabato 21 aprile 2012

felicità

il termine felicità sta a significare lo stato d'animo positivo di chi si ritiene soddisfatto della sua vita. ecco ora mi chiedo chi cazzo sia felice in questo mondo? dai, sinceramente, c'è qualcuno davvero che può dirmi "io sono un essere umano cazzutissimamente felice!" no no no. 
forse posso dire che ci siano attimi felici di smarrimento totale e incondizionato dal mondo esterno. ma quindi la felicità non deriva più dal mondo ma da un singolo evento, momento, attimo. ad esempio un sorriso, uno sguardo felice, due occhi che brillano. 
oppure un abbraccio, di quelli stretti, di quelli che cercano un riparo. 
o un bacio, ah si un bacio appassionato di quelli che ti fanno scordare anche l'esistenza. 
la musica? un libro? una foto? un dipinto?
ma forse io sono dell'idea, che alla fine, nonostante le montagne di merda che ogni giorno ci tocca mangiare, se c'è qualcosa che ti emoziona, che ti fa perdere anche per un istante la cognizione del tempo, che ti fa dire "ah però..." allora forse vale davvero la pena viversela. perchè non facciamo male a nessuno a provarci, a sognare e aspettare. accettare. volere.
volare.
siamo persone e quindi amiamo. odiamo. 
ci emozioniamo. viviamo.
per fortuna.




S.

lunedì 16 aprile 2012

quando finisce l'assenzio comincia il dolore...

il dolore, un termine che vaga nella mia mente molto spesso in questi mesi, e a cui non riesco nella maggior parte dei casi a dare una risposta logica.
sai però che una mattina ti svegli, vai in cucina, prepari la macchina del caffè e quando vai a premere il bottone del gas senti solo il soffio e l'odore di fogna. non vedi la scintilla partire, non vedi la fiamma accendersi. all'inizio non te lo spieghi, stropicci gli occhi e riprovi.
fogna. premi e di nuovo fogna. fogna.
esci dalla cucina e vedi tua madre in vestaglia piangere e guardare il vuoto, e forse li inizi a renderti conto. la luce è andata via, "staccata" di netto, zac!
e li è proprio fogna allo stato puro.
il caffè non lo prendi più e inizi a ripensare a quel dolore di cui ti facevi mille idee. questo è dolore? un contatore della luce buttato giù.
e allora ricominci, prendi le tue cose, qualche mutanda, pigiama, piumone e cuscino, spazzolino, computer, e vai nella casa di sotto, dove c'è luce. tanto che quella luce dopo un giorno ti appare quasi come una speranza, ti appare quasi come una pace interna.
e non è più fogna.
poi vendi un anello, chiedi un prestito a una sorella e paghi quella cazzo di bolletta.
e quando torna la luce, forse un pò di fogna è rimasta.
o si chiama dolore?

S.

venerdì 17 febbraio 2012

non mi pento

Applausi è la prima parola che mi viene in mente vedendo Loredana abbassarsi a cantare canzoni radiofoniche e pronte a far soldi.
Non è una critica, perchè non sono nella posizione ne ho la capacità di farle. Ma vedere il teatro Ariston in piedi ad applaudirla mi ha fatto davvero tristezza. Tristezza per una platea che si è dimenticata di una delle voci più problematiche e belle della storia musicale italiana.
La cosa assurda è che per rivederla li c'è voluto uno dei cantanti più mediocri a mio giudizio del palcoscenico musicale nazionale.
Ma almeno l'onore di vedere i peli delle mie braccia alzarsi mentre intonava "Almeno tu nell'universo" l'ho avuta.
Sono incazzato ? Si molto.
Ma tanto Sanremo è Sanremo.
E intanto mi sento una canzone della bella Loredana che intonava "E senza nemmeno un addio, Qui vola basso anche Dio ..."
E io non mi pento.

S.

lunedì 13 febbraio 2012

nel riflesso di ogni lama solo io

"...tu sappi che di fatto ti ho in testa anche se ho gli occhi su altro
mentre tu scappi per paura del contatto
io provo a dimostrare a tutti quello che valgo
e nei momenti di stallo
ripeterò a me stesso che non ho mai smesso di cercarlo
e nel riflesso di ogni lama solo io
che ho incontrato l'amore ma ho dovuto ammazzarlo."

Ghemon Scienz

sabato 11 febbraio 2012

lente

L'altro giorno, mentre cercavo i dischi e cd che ascoltava mia nonna, mi sono imbattuto in questo ritrovamento. La lente d'ingrandimento. Avrà forse 20 anni questa lente, e io ricordo che gliela invidiavo sempre, la volevo per me.
Strano che dopo anni dalla sua morte, l'abbia ritrovata e ora posso tenerla. Strano averla ottenuta così. Anzi, alquanto odioso.
La cosa bella è stata vedere la V di Venditti gigante dietro quel vetro, e in quel momento mi si è aperto un mondo davanti agli occhi. Musiche, momenti, attimi.
Ho visto e pensato a migliaia di cose, belle e brutte.
La cosa più bella è stata la sensazione di pace che avevo dentro, niente rimpianti, niente malinconia, niente dispiacere.
Forse è questo il dono che mi ha lasciato sotto forma di lente?
Così tornando su e passando davanti alla mia libreria, ho visto il micro barattolo di nutella e l'ho fotografato ingrandito dietro quel vetro. Vetro.
Risultato? Dobbiamo vedere le cose con occhio diverso, e forse facendo così dalle cose più piccole vediamo una grande realtà.
Ecco il mio regalo.
Grazie Nonna.
Ovunque tu sia.

S.