venerdì 31 agosto 2012

guarda come dondolo

Dondolo è la parola di oggi.
Passi una serata tra amici, cucini, tagli cipolle, pomodori e zucchine, prepari la pasta, cuoci la carne, canti e ascolti qualche canzone inventata con le chitarre e una voce totalmente impazzita.
Vedi il fuoco della brace che scoppietta al vento, lo guardi con ammirazione tanto che vorresti ballare con lui. Bevi, bevi tanto vino, e brindi, brindi a chi è come te, pazzo e coraggioso in questa vita che spesso ti ha limitato. E li capisci che tutte le paure erano infondate e poi ti accorgi di quanto sei potente.
La vita è dura, ricominciare è roba per pochi, ma se lo fai, allora si che poi puoi tornare a sorridere.
Ti giri e vedi occhi che brillano, e li capisci tutto. Tutto il senso di quello che dovevi fare è li, in quella piccola luce bianca che ti apre in due e ti va alzare da terra.
Poi tiri su le lenzuola, e dormi, e non ti aspetti che qualcuno venga a cercarti così. La mattina ti portano il caffè, ti lasciano un biglietto e ti fai una doccia.
E il profumo ti rimane nel naso, come l'odore di quella pelle che hai addosso, che hai avuto tra le mani e sul collo.

E li hai tutto, l'essenza della vita.

S.

domenica 26 agosto 2012

Ciro

In questi giorni nella capitale, sto cercando di staccare la spina e recuperare il vecchio me, riprendere il giusto ritmo del repiro, e ricominciare a vivere la mia vita in maniera regolare. A casa mi aspettano tanti cambiamenti...
Ma la cosa forse più strana e che mi ha dato tanto è l'incontro con Ciro, un uomo piccolo di statura, un uomo con i mano una penna e un diario. Ciro è uno di quelli che è rimasto scottato dalla vita, uno di quelli che per una scopata d'amore è rimasto fregato, da una malattia che tutti forse conosciamo poco.
L'AIDS.
Ma Ciro viene da me cantandomi Vola Vola, senza sapere che sono di Pescara e quindi Abruzzese. Ciro mi guarda e mi da la mano, mi canta canzoni, mi parla di Gaber e De Andrè, e mi fa indovinare che ha i 51 anni meglio portati di tutta la storia.
Ciro è scottato dalla vita, si vede. E' arrabbiato.
Ciro però è uno di quelli che ce l'ha fatta, che l'AIDS in 21 anni l'ha mandato a fanculo.

Oggi Ciro vive in una casa famiglia, e non è solo.
Ciro è uno tosto e da lui si deve imparare.
Ciro parla di aquile, di confine tra mare e cielo, di burrasche, mi canta "a che bello cafè" e poi facciamo a braccio di ferro.
Ciro è uno che mi ha guardato negli occhi oggi, uno che mi ha lasciato il segno.
Ciro oggi mi ha fatto crescere, e una mia dedica su quel diario se l'è meritata tutta.
E alla fine ha cantato "we are the champion".
Ciro ti devo ringraziare, perchè mi hai dato l'ennesima speranza che in questa cazzo di vita, anche malconci, si può fare tanto.

Ciao Ciro... mi hai fatto piangere.
"Molti mari e fiumi attraverserò..."

S.

martedì 7 agosto 2012

spaccata da un milione di glubuli rossi

...solo, esci di casa, con mille pensieri in testa e mille idee su come risolvere le cose, su come cominciare a ricominciare. Sei incazzato, perchè fai il possibile, e il possibile poi non basta. Sei stupido perchè quello che hai è nelle tue mani e solo tu puoi allungare le dita e prendertelo. Ti senti idiota, perchè lo stomaco ti si spacca in mille pezzi, perchè sei uno stronzo e sai che la colpa è tua. Tua si, perchè non fai niente, ti lamenti e basta.
Poi ti fermi, in silenzio, e ti guardi intorno e non c'è niente, un film muto che scorre. 

E li ti senti fottutamente "uno", nonostante provi ad ascoltare canzoni cretine, prendi in mano la macchina fotografica, la serranda della finestra è aperta, non basta.
Sei solo. Anche se il pensiero c'è, in quel momento sei davvero solo con tutta l'anima che è in tumulto dentro le tue viscere. 

E non sai che fare, non sai dove andare e come poterti sentire meglio. Non ce la fai, ti guardi allo specchio due minuti e poi scappi via, sentendo la puzza di sporco sotto gli occhi.
Leggi una poesia, e ti viene da piangere. 

Vedi una foto e ti viene il magone. 
Pensi a una strada e ti viene la malinconia.
Ascolti un suono dal telefono e ti viene il batticuore.
Ma dopo cinque minuti torni solo. 
Perchè forse oggi solo ci sei per davvero, fisicamente, seduto su quello sgabello, davanti a qualche sguardo felice che danza su una spiaggia di notte. Abiti bianchi, colorati e sabbia sotto i piedi.
Oggi va così... e non ne posso più.
Non posso. Un medico mi ha diagnosticato una spaccata da un milione di glubuli rossi.


S.