mercoledì 2 novembre 2011

Imparare a sorridere

Eccomi qui, in effetti non scrivevo da tempo, forse troppo.
Mi mancava avere un diario dove inserire tutta la mia giornata, la mia vita e i miei pensieri.
Questa sera, tornando a casa, in stazione sceso dall'autobus, per la strada ho visto delle persone, e credo fossero poveri. Erano li su quelle panchine di marmo grigio bucherellato, seduti uno di fronte all'altro e li vedevo parlottare. Ovviamente il mio istinto curioso mi ha portato ad avvicinarmi e vedere cosa facevano.
Giocavano a carte!
Quasi non ci credevo, ma loro erano intenti a spaccarsi dalle risate su un settebello appena preso, e una scopa mancata di un soffio.
Bevevano una bella birretta, forse calda perchè loro un frigo non lo hanno, ma se la godevano lo stesso.
E in quelle mani scure, in quei volti stanchi, vedevo serenità. Vedevo un accontentarsi che a me non è mai piaciuto. Vedevo un adattarsi che io ho sempre odiato. Vedevo una vita scorrere. Sofferenza. Ma pur sempre, le ombre dei loro occhi emanavano felicità. Si sono adattati ormai a quella vita ? Si sono arresi?
Non lo so, però loro per quei 10 minuti sono stati i miei eroi. Eroi che ogni mattina si svegliano non si sa dove, senza un letto o un posto dove scaldarsi. Senza una casa. Senza una ragione per vivere.
Mentre me ne andavo, vedevo tanta gente che andava via dalla stazione, vedevo la giornata finire. E guardandomi indietro ho immaginato quei Signori sulle panchine che tra loro dicevano :
"beh, forza andate tutti a casa, siamo stanchi anche noi e vogliamo andare dentro a riposare."
Forse quella sarà la loro casa stanotte.
Da quei minuti ho imparato che forse loro, nel dramma delle loro giornate hanno imparato a sorridere.
Scopa.

S.

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